LA TRADIZIONE
Il Natale, la festa più cara e intima dell’anno, ha nel Ghemme la sua tradizione.
Correva l’anno 1834 quando Francesco Antonio Bianchini consegnò ai posteri quello che nella città di Novara rappresentava il momento di maggiore profondità interiore della Vigilia di Natale: il sole ormai tramontato offriva spazio alla Notte Santa e le famiglie si stringevano in un cuor solo attorno al camino dinnanzi ad un ceppo crepitante. In quella cornice avveniva lo scambio degli auguri e dei reciproci doni.
A suggellare quel momento magico si elevavano i calici del vino augurale: il Ghemme.
Il dotto Bianchini, nel tramandare quegli attimi, offre a quella tradizione novarese un orizzonte ben più ampio: quattrocento anni di precedenti Natali.
Infatti nella casata degli Sforza duchi di Milano già nel Quattrocento, il Natale iniziava ufficialmente radunando la famiglia e la numerosa corte attorno ad un ceppo crepitante “inghirlandato di melarosa, ginepro e lauro” a cui seguiva un brindisi.
Lo stesso copione passò anche a Novara, città che apparteneva al ducato di Milano, come pure Ghemme che ne rappresentava, insieme al resto delle Colline Novaresi, il giacimento enologico più significativo del ducato.
Nel 1991 Cantalupo decide di riportare in vita questa antica consuetudine, la tradizione del vino di Natale. Un’etichetta firmata ogni anno da un diverso artista ha suggellato il legame del Ghemme al Natale.
Un appuntamento che accende emozioni che travalicano i secoli, alla luce dei “600 Natali”.